Argini senza margini

Da sempre mi sembra di vivere la mia vita seduto al suo argine,
guardandola scorrere, con quello che vi galleggia, trasportato dalla corrente.
A Pisa forse per la prima volta mi sono tuffato,
affascinato dai vortici,
dalla irrisolvibile turbolenza e
dalla danza di pesci, persone, legni,
esperienze che si sono mescolate e si mescolano,
contaminandosi come succede solo nelle città di passaggio.
Queste città dove sono tutti un po’ stranieri,
e alle qualisi affeziona e si riconosce chi cittadinanza non ha mai avuto.
Stavolta il flusso mi trasporta via,
una corrente mi allontana,
nuovi affluenti rimescolano l’acqua,
e tengo la testa appena sopra,
per poter respirare e guardare un’ultima volta quel me stesso sull’argine. Con disprezzo ed invidia.
Ma tornerò, tornerò presto, ed insieme potremo sdraiarci di nuovo su quel l’argine,
ed osservare di nuovo cosa passa.
E tuffarci, di nuovo, e di nuovo.
A volte soli, a volte in acque cristalline,
a volte insieme a mille facce amiche, beffandoci degli argini, che in fondo sono solo confini.