Deserto

Il piano terra è tutto di vetro, si può vedere dentro.
Maniglie dorate, tappetini di fronte ai divani, disposti attorno ad un tavolino basso di vetro.
Dal televisore parlano di un ragazzo morto perché indossava un cappuccio.
Provo a spingere la porta. Si apre. Dentro il volume del televisore si sente meglio, ed è l’unico suono.
In un posto così mi aspettavo almeno delle telecamere.

Vorrei sedermi su uno di quei divani rossi di finta pelle, ma è tutto così in ordine che non oso. E poi, perché sedersi? Cosa devo farci qui dentro? Non è il negozio che stavo cercando, non c’è nessuno con cui interagire. Solo la presentatrice del talk show nella televisione.

Tutto questo ordine mi fa sentire fuori posto. La strada con i suoi rumori è rimasta fuori. Quel centimetro, forse meno, di vetro, separa questo deserto completamente arredato dal resto del mondo, che sembra così lontano.

Questo deserto è la concretizzazione della solitudine: la strada, il mondo, la gente, è tutta lì, dietro quel vetro. Si vede. Si sente da quella inutile televisione che nessuno guarda. Nessuno mi ha costretto ad entrare in questo posto, ed ora che ci sono nessuno mi costringe a rimanerci. Mi sento fuori posto, ma mi ci attardo ancora un attimo. E mi godo, nonostante il disagio palpabile, il fascino di questa hall, inutilmente pronta ad accogliere un via vai di persone indaffarate che non ci sono.

Tempo

Che valore dai al tempo?

Questa è la domanda che dovrei farti, perché sono convinto di essere una perdita di tempo.

E che valore do, io, al tempo?
Non ogni istante ha lo stesso valore, non ogni momento conta.
Qual è il momento più prezioso che custodisco?

clock-melting-clocks

Non ho risposte, come sempre solo domande.
E si, a volte le domande sono più divertenti, un mondo fatto di risposte è un mondo fermo e finito.
Invece il mondo è in caduta libera, e vorrei essere seduto su un calcinaccio che crolla e riuscire a stare calmo, come un monaco tibetano che si immola senza muoversi.

    Per esprimermi ho bisogno di sedermi e scrivere, non so (più) parlare, e non mi ricordo quando ho disimparato.

Guscio di noce

Come sempre sto qui a guardare quello che mi succede,

non provo a comandare il guscio di noce su cui navigo, lo lascio andare.

 

noix

Osservo l’acqua scura su cui galleggio, e basta un riflesso, un piccolo epsilon, o un verso di una canzone per farmi tornare la malinconia.

Ma anche in questo caso non provo a comandare, piuttosto lascio andare.

Chissà a chi lascio il comando così, chiunque sia il capitano, che si fotta, non mi interessa. Tanto quello che voglio riuscirei a farlo lo stesso, anche se questo stupido guscio di noce andasse a fondo.

Il prezzo da pagare sta nel piacere che non posso provare.

Continuo a navigare, ripensando a tutte le volte che ho sabotato la mia stessa piccola noce, senza un perché, o forse solo perché anche il non sabotarla non aveva e non ha un perché. Continuo a navigare e censurare, passa tutto, passerà anche quest’acqua scura che mi scorre sotto.

I took a walk around the world to
Ease my troubled mind

I left my body lying somewhere
In the sands of time
I watched the world float to the dark
Side of the moon
I feel there is nothing I can do, yeah

I watched the world float to the
Dark side of the moon
After all I knew it had to be something
To do with you
I really don’t mind what happens now and then
As long as you’ll be my friend at the end

If I go crazy then will you still
Call me Superman
If I’m alive and well, will you be
There holding my hand
I’ll keep you by my side with
My superhuman might
Kryptonite

You called me strong, you called me weak
But still your secrets I will keep
You took for granted all the times I
Never let you down
You stumbled in and bumped your head, if
Not for me then you’d be dead
I picked you up and put you back
On solid ground

If I go crazy then will you still
Call me Superman
If I’m alive and well, will you be
There holding my hand
I’ll keep you by my side with
My superhuman might
Kryptonite

Oh whoa whoa

If I go crazy then will you still
Call me Superman
If I’m alive and well, will you be
There holding my hand
I’ll keep you by my side with
My superhuman might
Kryptonite

If I go crazy then will you still
Call me Superman
If I’m alive and well, will you be
There holding my hand
I’ll keep you by my side with
My superhuman might
Kryptonite

Terra di confine

Little Tokio, Chinatown, El Pueblo…
Segregato coi tuoi simili, ma l’unica persona simile a me sono io
(e neanche sempre)
.
Questa segregazione ricorda la solitudine: non si capisce se è scelta o imposta.
Qual è il confine?
Fin quanto è lecito isolarsi?

Per accorgermi che forse non lo è sempre sono dovuto arrivare dall’altra parte del mondo.

Le esperienze non si possono condividere, eppure condividendole si schiudono, come un fiore.
Sempre che il fiore non venga calpestato da una compagnia dis(ada/tra)tta.

Volevo scrivere qualcosa riguardo alla solitudine, questo è il massimo che mi è venuto…

 

Colazione al bar…

Ci sono concetti che non necessitano di essere formalizzati.
(Ho perso l’abitudine di accettare un concetto non formalizzato, ma questo è un limite).

L’amicizia è uno di questi concetti, che possono essere descritti solo mediante immagini parziali, flash che svelano e travisano contemporaneamente. Forse perché non so cos’è, ma è bello inserire il piacere della scoperta anche in una cosa così quotidiana.
Quotidiana come la colazione. E non tutte le colazioni sono uguali. Una colazione al bar, dopo una serata con amici di lunga data, la strada fino alla fermata insieme, chiacchierando…questa è l’amicizia, che se è vera non richiede sforzo.
E’ naturale, come la fame la mattina. E se è naturale tutto si può dire, anche le cose che non riesci neanche a pensare.
E anche se ci rivedremo tra 3 mesi, o tra 3 anni, so che sarà come se ci fossimo visti ieri.
Forse non so cos’è l’amicizia, ma non sento il bisogno di saperlo, finché ci saranno cene e colazioni in compagnia vostra.

colazione

Come scimmie sugli alberi

Il miglior modo di nascondersi è andare nel posto più visibile.
Nessuno cerca dove è ovvio cercare.

tree

Come scimmie sugli alberi a correggere la matematica,
senza dignità due per zero può fare uno.
Chi si perde è perduto, e probabilmente è la cosa migliore che potesse succedere.
Perdersi, fondersi, contaminarsi, non è essere lunatici!
E’ essere fluidi, lasciare che gli altri si diffondano in noi e diffondersi negli altri.
Perché avere una identità è avere un limite.
Come un fiume in piena non rispetta le dighe con cui l’uomo cerca di controllarlo,
così dovremmo lasciarci vivere.
Smettere di vederci da fuori, smettere di sognarci, di progettarci.
Siamo scimmie che invece di salire sugli alberi si progettano,
di Gaudì non riusciamo ad apprezzare la vera genialità.
gaudì

Ricordo

snoopyMi ricordo un anno fa l’impegno che ho visto da parte dei tuoi genitori per cercare di farti sorridere.
Mi ricordo, esattamente un anno fa, quanto fosse difficile farti sorridere.
Mi ricordo di come è stato bello riuscirci, strapparti anche solo un piccolo sorriso superficiale, che è riemerso per un attimo dall’abisso.
Mi ricordo, e sono contento di ricordarlo.
Auguri.

best before 1998

I’m a junky.
Maybe there is people doomed to this, or more likely it’s only an easy justification.
We were best before long ago, like any piece of industrial food, fulfilled with chemicals.
Our chemicals have several names: hope, self esteem, trust…
And if you don’t have this you can only try to substitute them.
tuna
Or not only.
We are the fake diseases of our occidental culture, complaining about ourselves.
A tuna fish in a can can swim no more.

there’s nothing worse…

…than loving someone who’ll always disappoint you

Io ti amo, e ti amerò per sempre.

Sei un piccolo sasso in più sulla mia tomba ebrea.

Io ti amo, e ti amerò per sempre.

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